Ep. 61: 29 gennaio 2023 - Carsovagando: Vogeljski Bori

Ricordi di confine

Una bella giornata di sole.. un peccato non approfittarne per riprendere a fare qualche passeggiata. Però è domenica, quindi serve un itinerario defilato.. partiamo a ridosso dell’ora di pranzo, per godere della temperatura migliore e perché il “traffico” escursionistico scema fisiologicamente..

Ancora un’escursione vicina a casa.. un percorso ad anello che ci porterà a “sconfinare” in Slovenia per visitare i resti di una casermetta nascosti nel bosco!

L’ex-casermetta presso il Vogeljski Bori


Avvicinamento

Carso Triestino. Letteralmente dietro casa: il punto di partenza è il Parcheggio Pač di Repen/Rupingrande.

A Repen si arriva da Prosecco (seguendo le indicazioni per la Grotta Gigante e poi quelle per Repen) oppure da Opicina, procedendo in direzione del valico confinario di Fernetti, ma facendo attenzione a svoltare a sinistra appena superato l’abitato.

Il parcheggio è facilmente raggiungibile dalla piazza del paese, seguendo il Sentiero CAI 24 che arriva sino alle falde del Monte Lanaro.

Dal parcheggio si imbocca la strada asfaltata
 

Da Repan al Vogeljski Bori

Dalla piazzola (dove avevo parcheggiato) imbocchiamo la strada asfaltata (divieto di transito) costruita dagli americani dopo la seconda guerra mondiale. Costeggiamo un’ampia radura che ci offre una visione verso i monti della Slovenia, ora imbiancati.

In lontananza il Monte Nanos

Alla fine dell’asfalto, lasciamo il sentiero 24 e svoltiamo a destra, scendendo in una vasta e soleggiata radura (come già detto, una delle più belle della zona).

Attraversiamo una bella radura

La superiamo e proseguiamo sino ad incontrare poco dopo il Sentiero CAI 3 e lo seguiamo per un po’. Alla fine di una piccola salita, lasciamo anche il CAI 3 e svoltiamo a destra. Il sentiero è più piccolo ed inizia a salire nella boscaglia.

Lasciamo il CAI 3 svoltando a destra

Continuando lungo il sentiero, sempre in salita, circa 750m dal bivio, raggiungiamo una piccola sella tra il Vogeljski Bori ed il Monte Studenec (455m), entrando in territorio sloveno.

Seguiamo il sentiero in salita

Tra gli alberi e gli arbusti, si intravede una costruzione..

Cosa c’è laggiù?

 Vogeljski Bori

Il Vogeljski Bori è un’elevazione di 459m; poco sotto la vetta, a quota 440m, su una sella si trova una casermetta abbandonata. Troppo grande per essere un semplice valico agricolo (e non vi sono tracce della corrispondente italiana), sul davanti vi sono dei solchi che fanno supporre a delle piccole trincee.

La parte frontale della costruzione
..sembrano piccole trincee

Vi sono più edifici ed una sorta di torretta.. mi sono spesso chiesto cosa potesse essere, ma cercando su internet non ho trovato nulla. Esplorando con cautela i resti dall’aria un po’ pericolante, non ho visto scritte, tabelle o targhe che possano aiutare a capire a cosa esattamente fosse adibita la “casermetta”.

Gli interni
L’area attorno è ingentilita dalla presenza di numerosi iris; mi piace pensare che qualche militare - obbigato a passare del tempo in questa postazione - si sia portato dei bulbi..

..aspettando l’inizio della primavera


 Dal Vogeljski Bori a Repen

Lasciata la casermetta - e scartata l’ipotesi di salire sino alla cima del monte, coperta dalla vegetazione - continuiamo lungo il sentiero che inizia a scendere. Il percorso è gradevole e tranquillo, con piccole radure e qualche dolina accanto alla strada che presto si allarga.

Ora procediamo in discesa

Dopo 600m, incrociamo una strada più larga; è il momento di svoltare a destra. La carrareccia ci conduce in breve in vista delle case del paese di Voglje ed il panorama si apre; davanti a noi possiamo scorgere il profilo della Rocca di Monrupino.

In lontananza, la Rocca di Monrupino

Costeggiamo l’abitato sino a raggiungere uno stagno, rimesso a nuovo una decina di anni fa (come ricorda la pietra scolpita). La superficie è ghiacciata, nonostante il sole.

Kal na Hribe

Poco oltre, un bivio. A sinistra si entrerebbe nel paesino (visibile il vecchio valico, con la casetta restaurata); noi giriamo a destra, dirigendoci verso l’Italia.

L’ex-valico di Voglje

Incontriamo una baracca distrutta che fa brutta mostra di sè accanto al sentiero.. quella è la postazione di confine italiana.

I resti del valico italiano

Proseguiamo sul comodo sentiero per qualche centinaio di metri prima di incontrare l’onnipresente Sentiero CAI 3. Poco dopo, decido di imboccare un sentierino sulla destra che ci permettere di accorciare il percorso.

Un breve tratto in salita e poi scendiamo sino ad incontrare uno stagno di dimensioni medio/grandi. Anche questa pozza d’acqua è ghiacciata, con disappunto di Petra.

Lo stagno ghiacciato

Poco oltre, il panorama si apre su una valletta.. è un poligono di tiro dell’esercito (ormai usato pochissimo) ed una zona dove spesso vi sono animali al pascolo. Però all’andata (l’abbiamo costeggiata all’inizio del percorso) avevo notato che non c’erano mucche o cavalli e ne abbiamo quindi approfittato per una sosta al sole in prossimità della costruzione che serve il poligono.

Il poligono di tiro

Ma l’ora è tarda e possiamo fermarci poco.. riprendiamo la strada per raggiungere la strada asfaltata e in brevissimo tempo il parcheggio.

Andiamo? Sento un certo languorino…

 Riepilogo

In questa breve passeggiata pre-pranzo abbiamo percorso circa 4,9km con poco dislivello (80m in salita e 100m in discesa).

File .gpx disponibile su https://www.komoot.it/tour/1020333505?ref=itd

 

Epilogo: la karavla dei graniciari

Ho postato su FaceBook le foto della costruzione.. e dagli amici del bellissimo gruppo Misteri & Meraviglie del Carso non si sono fatte attendere le risposte.. si tratta effettivamente di una casermetta, una delle tante presenti nella zona di confine tra l’Italia e l’allora Jugoslavia.

Le karavle erano strutture militari permanenti situate vicino ai confini, il cui scopo principale era quello di ospitare le truppe di frontiera; le dimensioni variavano da quelle di un corpo di guardia sino ad una piccola caserma (tradotto da sl.wikipedia.org); le guardie di frontiera jugoslave erano chiamate graniciari.

Ci sarebbe molto da raccontare sul periodo dal 1947 sino all’indipendenza della Slovenia su questo confine.. storie tristi, alle volte tragiche di famiglie, abitati e persino città (Gorizia / Nova Gorica) divisi sulla base di linee tracciate frettolosamente sulle mappe; ma non è questa la sede giusta per farlo.. mi limiterò a citate un simpatico aneddoto letto qualche tempo fa in un articolo di Alessandro Butticè: i finanzieri italiani giocavano a pallone.. ed il pallone finì in territorio jugoslavo. I graniciari non volevano restituirlo. Ma quando uno dei loro muli “sconfinò” in Italia, fu subito catturato.. e reso ai graniciari solo in cambio del pallone!



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