Ep. 39: 15 maggio 2022 - Alpi Carniche: Sentiero CAI 506 da Camporosso

  Alpe di Ugovizza

Nell’Episodio 38 avevamo effettuato un bel giro ad anello nella Val Filza e stavolta volevamo provare a raggiungere la Località Gacceman da Camporosso (anche perché ci eravamo ripromessi di tornare da queste parti 😋).

Il percorso - leggermente più lungo e con maggior dislivello - non sembrava presentare particolari difficoltà ed è possibile fare un anello seguendo parte del Sentiero CAI 506.

Il Sentiero CAI 506, con un percorso quasi circolare,  inizia a Camporosso (al bivio con il Sentiero CAI 508) e vi ritorna (Località Spartiacque), passando per la Località Gacceman e la Sella di Vuom. È lungo 12,4km, con un dislivello di 660m.

Panorama da Località Gacceman


Avvicinamento

Il punto di partenza dell’escursione è il paese di Camporosso, sella spartiacque tra il Mar Nero (Slizza -> Gail -> Drava -> Danubio) ed il Mare Adriatico (Fella -> Tagliamento).

Dall’autostrada E55/A23 prendere l’uscita Malborghetto/Valbruna, tenere la destra seguendo le indicazioni Malborghetto/Pontebbana sulla SS13; dopo 3,3km svoltare a sinistra in Via Valcanale (indicazione per Camporosso).

Entrati in paese, svoltare a sinistra dopo 850m in Via Monte Nero (indicazioni per S. Dorotea, passeggiate ed altro). Dopo un centinaio di metri, svoltare nuovamente a sinistra in Via Duchessa d’Aosta e seguirla sino all’incrocio. In alternativa, seguire le indicazioni per la chiesa parrocchiale.

A questo punto (chiesa parrocchiale di S. Egidio visibile sulla destra) prendere a sinistra imboccando Via delle Sorgenti. La via è stretta ed in salita; percorrerla lentamente sino alla fine e proseguire per una piccola parte in sterrato, alla fine del quale vi è un parcheggio sulla destra.


Dal parcheggio al Torrente Cella

Dal parcheggio (quota 882m) cerchiamo l’imbocco per il Sentiero CAI 508, che parte dall’abitato (quota 805) e passando accanto alla chiesa di S. Egidio (risalente al 1444) procede per una ripida stradina asfaltata e forestale poi per giungere al bivio con il Sentiero CAI 506 (quota 905).

Poco dopo il parcheggio, più o meno in corrispondenza di una bella casetta sulla sinistra (cuoricini sulle imposte), abbiamo preso il sentiero a destra.

Il nostro percorso!

In salita, iniziamo il percorso vero e proprio, tra tratti esposti al sole e bosco. Più che gradevole, procediamo in questo modo per qualche chilometro, alternando salite non impegnative con tratti in falsopiano o leggera discesa.

Scorcio nel bosco

Dopo circa 3km, la forestale si interrompe in corrispondenza di un piccolo guado sul Torrente Cella appena nato (scende da Cima Muli, 1.743m, attorno a quota 1.600m).

Il Torrente Cella

I cani Laïka

In questa zona facciamo l’unico incontro di tutto l’itinerario (agriturismo a parte): un signore con tre cani liberi, due dei quali ci dice appartenere alla razza Laïka.

Non conoscendola, ho poi letto che esistono più razze di Laïka: Laïka della Siberia Occidentale, Laïka della Siberia Orientale, Laïka russo-europeo e Laïka della Yakutia, ai quali aggiungere il Laïka careliano-finlandese ed il Laïka Nenets. È il cane da caccia più diffuso in quelle terre e viene utilizzato anche per altri lavori.

Vale la pena (per gli amanti dei cani, ovviamente) fare qualche ricerca su internet per scoprire di più su questi affascinanti animali!

Un Laïka della Siberia Occidentale (fonte Wikipedia)


Dal Torrente Cella all’Agriturismo Gacceman

Al piccolo guado, siamo a quota 1.070m: ci aspetta una salita nel bosco che in poco più di un chilometro ci fa guadagnare quasi 230m dì dislivello. La pioggia, oltre a bagnare le foglie, ha inzuppato il terreno; praticamente obbligatori i bastoncini per aiutarsi nella ripida salita. È il tratto più faticoso del percorso; quando finalmente il bosco si apre su alcuni pascoli (per fortuna ancora senza animali) e si intravedono le prime cime dell’Alpe di Ugovizza, avrei voluto tirare un sospiro di sollievo.. ma non avevo il fiato per farlo!

La salita nel bosco



Finalmente a quota 1.300!

Un percorso in falsopiano ci fa guadagnare ancora qualche metro e tocchiamo così i 1.310m, altezza massima dell’itinerario. Lungo il sentiero costellato di pozzanghere (ricordo della pioggia di ieri) nelle quali i cani sguazzano felici, scendiamo di quota sino a raggiungere in breve le prime case della Località Gacceman, a quota 1.260m.


Bagni termali!

Petra è in condizioni pietose per il fango.. e non mi consola scoprire che il nome locale Gàčman deriverebbe dal tedesco “Gatsch”, ovvero fango o melma..

Gatsch.. fango o melma!


Agriturismo Gacceman

Siamo a quota 1.286m, in posizione aperta e panoramica. Abbiamo già descritto brevemente l’Agriturismo in un episodio precedente, per cui riportiamo solo i link al al sito internet Gacceman ed alla pagina FaceBook.

Sappiamo quindi che gli animali sono ammessi, Karin è gentilissima e si mangia bene!

Ci sono molte persone (la maggior parte arrivata in automobile) e tutti i tavoli all’aperto sono occupati.. non possiamo accedere alla panoramica sala con le vetrate: Petra è impresentabile! Avevo chiamato prima di partire per prenotare, ma un gruppetto di austriaci ci aveva occupato il bel tavolo sotto al gazebo 😡 mentre una coppia italiana aveva rispettato la prenotazione e scelto un altro tavolo 😘 che dire.. citando le Maldobrie, “L’Austria ERA un paese ordinato”!

Ma subito viene portato un altro tavolo all’aperto e ci possiamo sistemare! Nell’attesa, ci godiamo il panorama sull’Alpe di Ugovizza e scambiamo due parole con altri clienti.. con cani! Oltre alle nostre due peolose, contiamo un altro golden retriever, una labrador chocolate, un maremmano ed un malinois (cane da pastore belga)! Sembra un raduno 😁 ma tutti i cani sono tranquilli!

Fa caldo, e quindi la notizia che il pasticcio di asparagi e l’ossobuco sono finiti non ci rattrista più di tanto. Optiamo per un piattino di formaggio e salame come antipasto; a seguire, risotto con l’ortica 😋 poi non ce ne sarebbe bisogno, perché le pozioni al Gacceman non sono mai scarse (anzi), ma una rollatina con composta di frutti di bosco per chiudere… così.. giusto per sfizio 🍰

Devo dire che due ore volano in fretta, tra cibo, chiacchiere e panorama.. a malincuore, lasciamo l’Agriturismo, anche perché il ritorno è lungo (7km abbondanti).

Gacceman - panorama


La cucina del territorio

La cucina tipica del territorio ha origini carinziane e slovene, la fanno quindi da padroni gli gnocchi (knoedel), il gulasch, gli arrosti, la carne di maiale con i crauti ed il prosciutto cotto con il kren (rafano).

Tra i primi, oltre agli gnocchi di susine, quelli di pane e quelli con il fegato di maiale, vi sono anche gli gnocchi con il succo di mirtillo rosso, le crespelle (krape) con le pere nostrane (Klotzen) e la čisaua zupa, un brodo di carne con uova e panna acida.

Va citata la particolarissima zasaka, una sorta di crema da spalmare sul pane a base di grasso di maiale tritato e cipolla. Inevitabile il collegamento alla sasaka carinziana, con pancetta di maiale affumicata ed aglio, da servire con il pane di segale ed un vino rosso corposo. A me viene anche in mente la varhackara di Timau.. probabilmente anch’essa ispirata alla Carinzia, è un pesto di lardo con pancetta affumicata, speck, guanciale con spezie ed erbe aromatiche.

I kekse sono i biscotti natalizi; per una ricetta semplice, potete visitare il sito I Dolci di Irma. Lo schartl pasquale è un pane dolce con uvetta e cannella, che si accompagna anche a prosciutto, uova sode e kren (rafano); anche per questo dolce vedere il sito I Dolci di Irma.

Per una carrellata, ecco il link per il sito del Comune di Malborghetto - Valbruna mentre se parliamo di formaggi vale sicuramente la pena di citare (e visitare) il Caseificio di Ugovizza (v. Pagina Facebook).

Per i liquori, della grappa al sedano, l’Ustok, abbiamo già parlato nell’Episodio 38.


Dall’Agriturismo Gacceman a Camporosso

Dall’agriturismo iniziamo a percorrere un itinerario che Petra ed io conosciamo già per averlo percorso nel senso contrario.

Si segue quindi una comoda strada forestale che con moderate salite e discesa ci conduce sino ad un “cantiere” di boscaioli, fortunatamente inattivo alla domenica. Il profumo degli alberi abbattuti è inebriante.

Subito dopo, la strada diventa un sentiero (anche fangoso) che, dopo aver attraversato un paio di radure, inizia a scendere con marcata pendenza; in breve (non prima di aver ammirato alcuni formicai dì notevoli dimensioni) arriviamo al bivio per la Sella di Vuom. Proseguendo a destra si arriverebbe  al parcheggio P1 ex-segherie nell’Alpe di Ugovizza.

Le radure nel bosco

Noi svoltiamo a sinistra per raggiungere in leggera salita la Sella di Vuom.

La Sella di Vuom o Sella Zafratta, situata a quota 1.162m, separa la Vetta Secca (1.364m) dal Monte Mirnig (1.391m). Dal Monte Mirnig nasce il Fiume Fella.

La Sella di Vuom

Alla Sella, il Sentiero CAI 506 piega decisamente a destra verso Camporosso Spartiacque. Sarebbe la scelta più comoda, ma saremmo poi obbligati ad attraversare il paese per arrivare al parcheggio, allungando l’itinerario. Optiamo quindi per proseguire dritti, lungo un sentiero all’inizio appena tracciato ma che diventa presto una comoda strada forestale.

Un tratto a saliscendi poco marcati ci porta poi ad una lunga discesa abbastanza ripida; il panorama tra i monti è celato dal bosco, ma vediamo che stiamo percorrendo un sentiero tra due rivi che scorrono parecchio più in basso. Quello di destra è il Fella.

Al termine della discesa, il sentiero diventa un continuo saliscendi che segue il profilo delle colline alla nostra sinistra.

Purtroppo vi sono molti piccoli rii nelle cui acque fangose le pelosotte si attardano, al punto che, giunti sulle rive del Torrente Cella (che dobbiamo guadare, poco prima che affluisca nel Torrente Fella), effettuiamo un tentativo di ripulire Petra dal fango.. dico tentativo, perché dopo neanche cinque minuti la testarda bestiola riesce a trovare delle maleodoranti pozzanghere nelle quali si tuffa per ricoprirsi nuovamente di fango!!!

Bello rotolarsi!

Torniamo indietro al torrente per un altro bagnetto e riprendiamo finalmente la strada. Mancano alcuni chilometri ed il sentiero continua con i suoi saliscendi sino alla radura attraversata al mattino (dove avevamo imboccato il Sentiero CAI 506); una ventina di metri e raggiungiamo il parcheggio (finalmente).

..manca poco..

Riepilogo

Abbiamo percorso 12,6km con quasi 500m di dislivello; quota minima 870, massima 1.310. Ben 8 ore, incluso il pranzo di 2h e le innumerevoli soste; in totale, 3h3/4 in movimento.

Anche stavolta abbiamo concentrato la parte più impegnativa (in termini di dislivello) all’inizio dell’itinerario (in particolare la salita nel bosco dal terzo chilometro) per poter effettuare una sosta senza pensieri e fare il ritorno (seppur più lungo) con tutta calma.

File .gpx a consuntivo

Epilogo

Petra era sporchissima & stanchissima. Io ho sofferto per quasi tutta la camminata a causa dell’eccessiva morbidezza della suola dei scarponcini (non mi era mai successo). Quindi, il giorno seguente: la cagnolona è rimasta a poltrire - recuperando le forze - per tutta la giornata ed io ho eliminato quelle scarpe da trekking!

Aggiornamento del lunedì sera: Petra si è ripresa.. ed io mi sono regalato un paio di Ultra Raptor II GTX de La Sportiva!

Petra: The Day After


Movies

1. Full movie










 

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